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venerdì 14 giugno 2013

Il vecchio e il mare - Ernest Hemingway

Il vecchio e il mare - Ernest Hemingway
Pagine: 96
Edizione: Mondadori
Titolo originale: The old man and the sea



TRAMA
Dopo ottantaquattro giorni durante i quali non è riuscito a pescare nulla, il vecchio Santiago vive, nel suo villaggio e nei confronti di sé stesso, la condizione di isolamento di chi è stato colpito dalla sfortuna.
Ma ritroverà la speranza e riprenderà il mare per una disperata caccia a un enorme pescespada con cui Santiago stabilisce, forse per la prima volta, una vera fratellanza con le forze della natura.
 
 
RECENSIONE
Ero molto curiosa di leggere questo classico, perché tutti lo esaltano come una grande opera filosofica.
Mi ero immaginata una storia alla Moby Dick, con il capitano coinvolto in una dura battaglia contro la balena, mentre non è stato così.
Innanzitutto più che un romanzo è un racconto lungo, di un capitolo unico.
In quanto a narrazione non parla pressoché di niente: il protagonista è un vecchio che, dopo 82 giorni di pesca infruttuosa, non smette di sperare e si spinge molto al largo. Qui incontra il più grosso pescespada che abbia mai preso e che lo metterà a dura prova trascinando la barca per tre giorni.
Essendo pochi gli argomenti e i colpi di scena, può risultare molto ripetitivo in più punti e anche un po' pesante perché, nonostante la scrittura sia semplice, talvolta vengono utilizzati termini specifici della pesca (informatevi un po' sull'argomento prima di leggerlo!) e vengono minuziosamente descritti tutti i particolari: ogni movimento del protagonista e  ogni spostamento della lenza.
In questo punto, l'unica cosa più interessante sono stati i pensieri del pescatore, reso molto saggio dall'esperienza e dalla vecchiaia.
A causa di questa narrazione un po' "immobile" ho letto buona parte del racconto in modo un po' forzato. Arrivata, però, quasi alla fine ho capito che la narrazione è solo una minima parte di questo romanzo: il tutto è incentrato sull'enorme, profondo (e anche interpretabile) messaggio di questa impresa.
Il pescatore spingendosi al largo ha superato un limite e perciò si imbatte in qualcosa di più grande di lui, una battaglia da cui uscirà vincitore per il coraggio e il suo grande animo; ma anche sconfitto, a dimostrazione del fatto che contro la natura e il suo corso l'uomo non può niente.
Mi ha colpito parecchio il rispetto dell'uomo nei confronti della sua preda.
Lo chiama "fratello" e "amico", ma per colpa di una necessità umana, che è il nutrimento, è costretto a vederlo come una vittima da abbattere.
Sicuramente un grande romanzo sulla solitudine, sul coraggio di combattere strenuamente per uno scopo, e sul rispetto, anche se inteso tra uomo e animale.
Mi ha dato motivo di discussione e confronto, sia con me stessa che con altri lettori; elemento che denota tutti i classici senza tempo.
 
 
VOTO: 7,5


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