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lunedì 2 giugno 2014

Factotum - Charles Bukowski

Factotum - Charles Bukowski
Pagine: 156
Edizione: TEA
Titolo originale: Factotum


TRAMA
Avventuroso e osceno, divertito e disperato, sboccato e insieme lirico. Factotum, il romanzo che ha rivelato Bukowski al pubblico italiano, è innanzitutto e soprattutto un romanzo "on the road", e Henry Chinaski, l'alter ego dell'autore, ne è il suo protagonista assoluto. Un factotum appunto - nel senso che passa indifferentemente da un mestiere all'altro - che attraversa l'America vivendo alla giornata, affidandosi all'improvvisazione e al caso, pronto a seguire il primo richiamo ma fedele a un destino che si trasforma in uno stile di vita fatto di lavori manuali, sesso intenso e sfrontato, sbornie quotidiane: un'esistenza in cui "randagità" e precarietà rimano prepotentemente con libertà e verità.


RECENSIONE
Di Bukowski avevo già letto Compagno di sbronze, ma non ero rimasta entusiasta, cosa che mi aveva resa un po' scettica, perchè leggo spesso in giro frasi di questo autore e le trovo particolarmente brillanti. Ho deciso così di dargli una seconda possibilità e lasciandomi consigliare da altri che se ne intendono di più, ho scelto di comprare Factotum, perchè si tratta di una storia lineare e non di un'antologia di racconti (che generalmente non sono mai di mio gusto). 
Devo aggiungere che, però, nemmeno questo mi ha soddisfatta; mi aspettavo qualcosa di decisamente diverso. 
Factotum è la storia di Henry Chinaski, di cui non conosciamo altro che l'ossessione per il bere, le donne e la continua ricerca di lavori semplici con cui guadagnare il minimo necessario per vivere. 
E' una storia che sembra scritta unendo tante bozze, senza seguire un criterio. Per esempio, quasi tutte le donne sono descritte, anche se a volte solo con alcuni accenni, mentre del protagonista non si nomina mai, per quanto posso ricordare, l'aspetto fisico. La cosa non è stata di mio gradimento, poichè faccio molta attenzione alle descrizioni, per riuscire ad immaginare al meglio i contesti.
Tutta la narrazione è una semplice successione di fatti che formano un circolo vizioso e si ripetono, abbastanza monotoni e poco originali. Henry che salta da un lavoro all'altro, che si licenzia dopo pochi giorni, che si ubriaca notevolmente e fa sesso occasionale. Arrivata a metà libro ero avida di una svolta e di qualcosa che cambiasse, perchè il tutto si stava facendo abbastanza noioso.
L'unica cosa positiva è che in mezzo a questa trama molto carente, narrata con uno stile volgare e sboccato, che potrebbe addirittura infastidire un lettore abituato a scritture eleganti e raffinate come, per esempio, quelle dei grandi classici, con un occhio d'attenzione si possono scorgere anche alcune riflessioni perfettamente sobrie e coscienziose sulla condizione dell'uomo e sulla sua ricerca di sfuggire alla realtà con ogni possibile mezzo. Sfortunatamente, le ho trovate troppo sporadiche e, magari, subito seguite da qualche accozzaglia di scurrilità, che ci fa dimenticare il resto.
Non c'è molto altro da dire, considerando anche la brevità del libro.
Bukowski o lo si ama, o lo si odia e quando si inizia un suo libro bisogna essere preparati a qualsiasi cosa, a causa del suo stile senza peli sulla lingua che non lascia nulla all'immaginazione.
Ho trovato che questo romanzo fosse una bella metafora dell'instabilità e precarietà dell'uomo, del fatto che niente sia certo e che tutto possa succedere, ma dal punto di vista emotivo ed educativo, non mi ha lasciato nulla.
Penso, però, che non mi arrenderò e che ancora una volta darò un'altra possibilità a questo autore, sperando che nel prossimo libro prevalgano i suoi pensieri assolutamente geniali sulla mondanità scabrosa.


VOTO: 5/6

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