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lunedì 9 giugno 2014

Pantera - Stefano Benni

Pantera - Stefano Benni
Pagine: 106
Edizione: Feltrinelli


TRAMA
L'Accademia dei Tre Principi è una sala da biliardo. E' un sotterraneo, un antro favoloso, dove sotto lo sguardo cieco del saggio Borges incrociano le stecche giocatori leggendari come il Puzzone, Elvis, Tremal-Naik, la Mummia, il Professore e Tamarindo.
Si svuotano portacenere e si tiene il conto delle battaglie. In quel mondo di soli maschi un giorno fa il suo ingresso Pantera, "snella, flessuosa, pallida", e la leggenda varca i confini. Quando i migliori cadono, come in un poema cavalleresco i campioni cominciano ad arrivare da lontano. 
Uscita dal suo racconto, Pantera porge il testimone ad Aixi, una ragazzina innamorata del suo mare, protagonista di una nuova sfida inondata di luce e di mistero.



RECENSIONE
Pantera è un piccolo libricino di 106 pagine, di cui la metà è dedicata ad illustrazioni; è formato da due storie molto brevi.
La prima è quella che da il titolo al libro. 
Ciò che mi è subito saltato all'occhio è stato lo stile: non me lo aspettavo così schietto, onesto, che senza giri di parole arriva dritto al punto. Direi, il tipo di scrittura più adatto per descrivere un ambiente come quello dell'Accademia dei Tre Principi che mi ha ricordato un luogo da Fight Club, solo che gli incontri hanno luogo sui biliardi.
Sigarette spente sul pavimento, sigarette accese in bocca ai giocatori, tanto fumo a creare una nebbia fitta sui tavoli verdi, illuminati a malapena dalle luci al neon. Un ambiente in cui non si può che rimanere estasiati ad ammirare i colpi di bravura dei giocatori, quelli veri.
Ci vengono presentati i numerosissimi personaggi che definirei "di comparsa", ogni giocatore con l sue caratteristiche strane, tutte molto originali.
C'è Borges, il vecchio saggio cieco che dal suo sgabello supervisiona la sala. Dotato di un sesto senso che sembra quasi soprannaturale, è capace di capire le partite e chi le gioca solo attraverso il rumore delle loro stecche.
C'è poi il narratore, di cui sappiamo solo essere un ragazzo di 15 anni che finisce a lavorare come tuttofare nella sala dei biliardi. Non ne conosciamo nemmeno il nome, seppur racconti la storia in prima persona, è come se fosse semplicemente uno spettatore esterno.
La vera protagonista di questa storia è Pantera e la misteriosità che si porta incollata addosso. Nonostante la brevità del racconto, arriviamo a conoscere la ragazza nei suoi recessi più intimi ed è come se ci venisse descritta per pagine e pagine, mentre invece si fanno solo degli accenni, che si rivelano però estremamente interpretabili e utili. Pantera è sinonimo di leggenda, da quando ha superato la sua infanzia difficile è impossibile batterla. E' una ragazza/donna estremamente affascinante e sexy e ha un modo di giocare tutto suo: si piega flessuosa sul biliardo, rilassata e calma, e gioca in silenzio, ma nonostante queste parvenze è impeccabile e spietata e non manca un colpo.
Il lettore resta estasiato davanti alle sue prestazioni, proprio come il narratore stesso.
Il finale mi è piaciuto molto: il vecchio e saggio Borges fa un bellissimo discorso sul destino, tema che mi è molto caro.
Per quanto riguarda la seconda storia, mi è sembrata un po' fuori posto e un po' più lasciata al caso. Parla di Aixi, una ragazzina di dodici anni dai capelli color corallo che vive al mare col padre gravemente malato. Penso che sia l'ambientazione che la caratterizzazione della protagonista si sarebbero potuti approfondire un po' di più e avrebbero potuto essere spunto per una storia migliore. Questo è un racconto carino, ma che mi ha lasciata abbastanza indifferente dal punto di vista delle emozioni suscitate.
In generale, un 50% del libro vale la pena di essere letto e sarebbe anche potuto durare di più senza suscitare nessun fastidio; il restante è una lettura piacevole e leggere.
Un libro da leggere in un paio d'ore, ottimo per l'estate e per chi ha bisogno di staccare un po' la spina.


VOTO: 7

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