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mercoledì 9 luglio 2014

Il grande Gatsby - Francis Scott Fitzgerald

Il grande Gatsby - Francis Scott Fitzgerald
Pagine: 246
Edizione: Minimum fax
Titolo originale: The great Gatsby


TRAMA                    
Il grande Gatsby ovvero l'età del jazz: luci, party, belle auto e vestiti da cocktail, ma dietro la tenerezza della notte si cela la sua oscurità, la sua durezza, il senso di solitudine. Il giovane Nick Carraway, voce narrante del romanzo, si trasferisce a New York nell'estate del 1922. Affitta una casa nella prestigiosa e sognante Long Island, brulicante di nuovi ricchi disperatamente impegnati a festeggiarsi a vicenda. Un vicino di casa colpisce Nick in modo particolare: si tratta di un misterioso Jay Gatsby, che abita in una casa smisurata e vistosa, riempiendola ogni sabato sera di invitati alle sue stravaganti feste. Eppure vive in una disperata solitudine e si innamorerà insensatamente della cugina sposata di Nick, Daisy.


RECENSIONE                    
Seppur lo abbia letto ancora a Giugno, ho voluto aspettare di vedere il nuovo film di Baz Luhrmann prima di scrivere la recensione, giusto per avere una visione più ampia su tutto.

"Eravamo andati tutti alle feste di Gatsby sospettando la sua corruzione mentre lui ci nascondeva il suo unico incorruttibile sogno."

Trovo che questa frase sia la più significativa per rappresentare il libro.
E' la storia di Jay Gatsby, un ospite misterioso di feste allucinanti e sfavillanti a cui non prende parte, ma su cui domina inosservato, scrutando i presenti con l'enorme aspettativa di scorgere tra quei visi l'unico che vorrebbe vedere: quello di Daisy, il suo grande amore che ha aspettato per cinque anni e che ancora sta aspettando.
Per quanto riguarda i temi trovo che, appunto, quello dell'amore sia il più rilevante e quello che più fa sognare il lettore. Per Gatsby, avere Daisy è un sogno incorruttibile, come detto nella frase, una fiamma che dura negli anni, che attraversa anche la guerra e non si spegne. Legati a quello dell'amore, vi sono i temi del sogno e della sperenza; quello di Fitzgerald sembra quasi un invito a inseguire i nostri desideri e far sì che si realizzino con qualsiasi mezzo possibile.
 Gatsby era un bambino cresciuto nella povertà che guardava il cielo dalla finestrella della sua baracca e sapeva che un giorno anche lui sarebbe entrato a far parte di quell'immensità che gli si estendeva davanti. 
Con tutti i mezzi possibili, legali e non, costruisce la sua fortuna, salendo sempre di più i gradini della scala sociale in un'arrampicata degna di uno scalatore, arrivando ad edificare un enorme palazzo sulla costa di West Egg, proprio di fronte alla costa di East Egg, su cui sorge quello di Daisy. L'immagine più bella è quella di Gatsby sul pontile che si estende sull'acqua, di notte, che allunga il braccio come se cercasse di afferrare la luce verde del faretto che arriva da casa di Daisy, come se solo quel gesto potesse annullare la distanza degli anni e della baia che li separa.
Oltre a questo, le vicende si svolgono in un continuo andirivieni tra West e East Egg, New York e la Valle Delle Ceneri fornendoci numerosi flash su alcuni aspetti della società degli anni venti. Quello che mi ha colpito di più è stato il contrasto tra la classe sociale alta e quella dei lavoratori, che ritroviamo nella Valle Delle Ceneri, un luogo che sembra quasi inventato, con grandi montagne di ceneri su cui i lavoratori si danno da fare, tutti neri sul viso e sul corpo, anche sotto il sole cocente e, di fronte a questi mucchi, l'officina meccanica di Wilson che supplica sempre per farsi vendere una macchina di grande pregio, per arricchirsi. 
I nuovi ricchi sono, invece, l'esatto opposto. Li possiamo trovare, tutti insieme, alle feste di Gatsby che sembrano quasi dei circo pieni di fenomeni da baraccone che vivono nel lusso, in un proibizionismo che non proibisce niente, nello sfarzo, tra balli e sbronze e soprattutto tanta, tantissima frivolezza. 
Un po' tutti i personaggi del libro, a eccezione di Gatsby, sono così. Pieni di vizi e difetti, sono abbastanza numerosi e tutti adulti, eppure l'unica cosa che sono riuscita a vedere è stata la loro immaturità e mi è risultato praticamente impossibile non odiarli. Daisy in primis, che dagli occhi di Gatsby è quasi la donna angelo dello stil novo, si rivela una svampita, succube dell'agio in cui vive, una madre poco presente e una nata indecisa, incapace di prendere una posizione, un carattere talmente infimo, che viene riscattato solo con la sua bellezza eterea e con la dolcezza ipnotica della sua voce; per non parlare di suo marito, Tom, un ignorante presuntuoso.
Ma il loro aspetto negativo più messo in luce è l'ipocrisia. In un modo o nell'altro, tutti sono degli immensi ipocriti, chi nei confronti di sè stessi e chi nei confronti di Gatsby. Intorno a quest'ultimo, infatti, è sviluppato in modo rilevante e toccante il tema della solitudine: quando la festa finisce, il sipario cala, tutti gli ospiti spariscono per non essere più rivisti, se non alla prossima festa e, soprattutto nel finale, ovvero nel momento del bisogno, è chiaro quanto sia grande l'abbandono di questa gente, che dopo aver approfittato dalla generosità altrui, non è disposta a ricambiarla.
Chi ci narra di tutti questi temi, sviluppati attorno a varie vicende, è Nick Carraway un personaggio che, pur salvandosi dall'avere un'infima personalità come tutti gli altri, è un personaggio molto poco rilevante. E' uno spettatore inattivo e poco partecipe e proprio a causa di ciò, la sua narrazione è fredda e distaccata. Il libro ha, infatti, deluso in parte le mie aspettative, perchè i temi trattati sono molto belli, i personaggi particolari, la trama abbastanza ricca, ma la narrazione è totalmente insapore. Ci vengono forniti pochi dettagli, le descrizioni dei personaggi sono poco approfondite e deve essere il lettore a scavare e trarne qualcosa di più concreto. Ma soprattutto, mi ero aspettata un romanzo più "colorato" e più vivo: un turbinio di passione per la storia d'amore, un'esplosione di glitter, scintille e musica assordante nelle feste di Gatsby. Non ho ritrovato niente di tutto ciò: il periodo degli anni venti con tutti i suoi vestiti e il suo make up abbagliante appare sbiadito ai nostri occhi. 
A questo punto è impossibile non fare il confronto con il film, che è un vero e proprio arcobaleno. Un film pazzo, molto audace, quasi esagerato e molto molto moderno, in cui tutto è accompagnato dalle musiche riadattate di cantanti pop come Will.i.am o Fergie, dai ritmi scoppiettanti e dai bassi che pompano in alternanza con la lieve e profonda voce di Lana del Rey. Le ambientazioni, i vestiti, i costumi sono perfetti, luminosi, brillanti.
Il finale del libro è inaspettato, drammatico e triste. Mi è piaciuto e penso che possa riscattare la narrazione un po' povera.
Il grande Gatsby è in definitiva un romanzo che merita di essere considerato un classico, ma che alle prime, devo ammetterlo, mi aveva delusa. Non ero soddisfatta di ciò che avevo letto e solo dopo una riflessione abbastanza prolungata sono arrivata ad apprezzarlo, perchè sotto la voce indifferente di Carraway si cela comunque un grande romanzo sull'amore, sulla solitudine e sul destino avverso che spesso colpisce chi lo merita meno.



VOTO: 8

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