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lunedì 25 agosto 2014

Donne - Charles Bukowski

Donne - Charles Bukowski
Pagine: 304
Edizione: Guanda
Titolo originale: Women


TRAMA                    
Fin dall'inizio, e per tutte le sue trecento pagine, il romanzo è la confessione esplicita, quasi ostentata, di una passione stregante: le donne per Bukowski sono un'attrazione costante, un bisogno che non conosce pause e che non si arresta neppure di fronte alle situazioni più disagevoli, o riprovevoli, o disgustose.
In questo, che è il suo romanzo più esplicitamente erotico, Bukowski racconta con strepitosa immediatezza le sue - vere o immaginarie - avventure d'amore. Storie tumultuose, incontri sguaiati e grotteschi, memorabili o miserabili prodezze, dialoghi enormemente e quasi commoventemente sboccati, sullo sfondo di un'esistenza randagia, segnata da maratone alcoliche, gravata dalla continua e assillante ricerca di denaro, vissuta sempre e rigorosamente on the road.


RECENSIONE                    
Di Bukowski avevo già letto Compagno di sbronze e Factotum, ma nessuno dei due mi aveva entusiasmato particolarmente, nonostante le mie altissime aspettative. Il primo, essendo un'antologia, era ricco di alti e bassi: alcuni mi piacevano tantissimo ed erano assolutamente geniali, altri erano inconcludenti,  ma è normale che tra molti racconti ci siano vari livelli di gradimento. Anche il secondo, però, pur essendo un romanzo lineare mi era sembrato un po' piatto e poco originale. 
Nonostante questo, sapevo che Bukowski aveva un grande potenziale ed ero decisa a non arrendermi. Ho fatto bene.
Donne è, di quelle che ho letto, la sua opera migliore.
Innanzitutto è più lungo degli altri, quindi più approfondito. Ma ciò che lo rende speciale è una caratteristica abbastanza stramba, che poteva trovare rifugio solo tra le pagine di uno scrittore come Bukowski: è estremamente vario e allo stesso tempo monotono; variabile e sempre uguale.
Tutta la storia è, semplicemente, un circolo vizioso che si ripete all'infinito, uno schema sempre uguale formato da protagoniste diverse. Una sola cosa hanno tutte in comune: sono donne.
In un modo o nell'altro Henry Chinaski, l'alter ego dell'autore, ne viene a conoscenza. Dal vivo, perchè presenti nel pubblico ai suoi deliranti reading, attraverso lettere, o amici, conosce le donne. 
Sempre più giovani di lui, sempre un po' pazze, sempre strane e fuori dal normale, sempre bellissime. 
Vi è un contrasto molto forte tra le emozioni che esse suscitano nel protagonista e il modo in cui esse vengono esternate. Vengono trattate come oggetti sessuali di poco conto, passatempi piacevoli e facilmente sostituibili, ma questa attitudine non è suscitata dal disprezzo, anzi: quella di Chinaski è un'ossessione, una dipendenza, una droga di cui non può far a meno. Un vizio a cui è impossibile rinunciare, che si aggiunge all'alcol e alle scommesse sui cavalli.
Ama le donne, le trova belle e magiche nella loro pazzia. Infatti, nelle descrizioni, non vengono quasi mai messi in evidenza i difetti fisici e se vengono nominati, poco dopo si ritrovano sminuiti o oscurati da un pregio. Sembra che niente possa fermarlo, che accetti tutto, rendendo la cerchia dei personaggi femminili estremamente ampia e molteplice. 
La narrazione è un'approfondita analisi dell'animo e dell'esteriorità femminile, tanti corpi e tanti caratteri esposti in vetrina a comporre un mosaico affascinante e spaventoso. Fedeltà e frivolezza, pudicizia e volgarità.
Donne perse e dipendenti dalla droga, donne tristi e con il cuore infranto, donne giovani e spregiudicate., compongono un tornado di dialoghi anormali, situazioni irrazionali e soprattutto sesso. La lussuria che sembra essenziale e che poi, in un verso poetico e al contempo volgare, viene svalutata dai baci. I baci che sono "più intimi di una scopata".  
Anche solo da questa frase si comprende la vera essenza di Chinaski, l'inconsapevole bontà che compensa il resto. Piccoli sprazzi di questo genere emergono spesso in mezzo all'intrico di ubriacature, carnalità e follia. Talvolta il ritmo frenetico della vita sconsiderata che conduce sembra placarsi, come la corrente di un fiume, e per alcune righe si possono leggere pensieri estremamente lucidi e profondi, cinici e pessimisti. 
Una delle parti che mi è piaciuta di più ne è costellata in abbondanza, ed è quella che riguarda Dee Dee, una delle tante fiamme passeggere del libro. Durante il suo breve rapporto con la ragazza, l'uomo apre sè stesso al lettore, liberando un peso che gli grava sul petto. Gli manca un amore, ne percepisce fortemente l'assenza e disprezza questa debolezza che spesso ci pervade in una situazione simile.
Il finale è proprio come mi aspettavo, aperto e vago, ma premonitore di cambiamento e anche un po' di ottimismo.
La cronaca di una vita all'insegna del vizio raccontata in un misto di delirio, razionalità e volgarità poetica. Penso che con questo libro Bukowski dia il massimo di sè e ci doni tutto sè stesso. Per ora, il migliore che abbia letto.


VOTO: 8,5

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