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martedì 12 agosto 2014

Il cavaliere inesistente - Italo Calvino

Il cavaliere inesistente - Italo Calvino
Pagine: 126
Edizione: Mondadori


TRAMA                         
Agilulfo, paladino di Carlo Magno, è un cavaliere valoroso e nobile d'animo. Ha un unico difetto: non esiste. O meglio, il suo esistere è limitato all'armatura che indossa: lucida, bianca e vuota. Non può mangiare, nè dormire perchè, se si deconcentra anche solo per un attimo, cessa di essere. 
Sullo sfondo storico del racconto la guerra tra cristiani e infedeli.
Dietro la trama avvincente delle gesta eroicomiche dei personaggi, si nasconde la rappresentazione del mondo contemporaneo, nel quale la difficoltà di essere, l'unità perduta, il controllo delle illusioni e la fuga da sè stessi dominano la vita dell'uomo.


RECENSIONE                    
Dopo aver letto Il visconte dimezzato ero rimasta un po' delusa dalla semplicità della storia e dai pochi temi trattati, fatta eccezione del messaggio principale del libro, ma con Il cavaliere inesistente le mie aspettative di una trama più complessa sono state soddisfatte. Questo libro è, infatti, più completo sia per quanto riguarda l'intreccio che per altri elementi che fanno da arricchimento. L'unica analogia con il romanzo precedentemente citato è la grande cerchia di personaggi, ma qui, essendo più lungo il racconto, essi sono molto meglio caratterizzati e hanno anche più spazio per muoversi, incontrarsi e incastrare le loro vite con coincidenze e inconvenienti. 
A dirigere questi incontri è un agente esterno molto forte, il destino, che fa sì che avvenga tutto ciò che aveva prestabilito. Un aiutante del fato è la figura della narratrice che è particolarmente presente e significativa, a differenza che nella storia del Visconte, in cui era partecipe, ma non troppo rilevante. In questo caso, si tratta di una donna anziana che ha preso i voti e, chiusa nel suo convento, narra di vicende di cui sostiene di essere venuta a conoscenza tramite racconti dei visitatori. Si presenta solo dopo una trentina di pagine e, in seguito alla sua breve descrizione personale, ogni capitolo è anticipato da sue riflessioni sulla stesura del romanzo.
E' notevole e sorprendente come l'autore riesca, nel finale, a ricongiungere la sua figura esterna con la storia che racconta, ma più di così non posso dirvi, o farei spoiler.
La sua tecnica per raccontarci gli spostamenti repentini dei protagonisti e descriverci le ambientazioni, è quella di farci immaginare il foglio che stiamo leggendo come una piccola mappa in cui tante frecce colorate si muovono in varie direzioni. Questo dettaglio mi ha ricordato Harry Potter e i suoi giornali animati, in cui le notizie cambiano ogni volta che volti lo sguardo e le immagini si muovono per immortalare le scene più significative, o le espressioni del viso.
Per quanto riguarda i personaggi, essi sono i componenti delle schiere di Carlo Magno e principali protagonisti del poema L'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Lo sto studiando proprio ora, durante le vacanze, e leggere un piccolo romanzo che ne narra le vicende è stato piacevole, perchè è sembrato un allegato, un'aggiunta, un dono per farceli conoscere meglio. 
Vari temi sono affrontati da questa piccola opera. Uno è la fuga, elemento che accomuna tutti i personaggi: diretti dall'amore o dal desiderio di trovare le proprie origini, tutti sembrano sempre correre all'inseguimento di qualcuno, o di sè stessi. 
Il prevalente, però, è l'annullamento dell'essere e della personalità di cui Agilulfo e Gurdulù sono emblemi. Il parallelismo contrario tra i due è evidente: il primo non c'è, ma è come se esistesse lo stesso; l'altro c'è e non sa d'esserci. Agilulfo, protagonista di questa storia, è una semplice armatura vuota sempre impeccabile e, pur non essendoci, fa meglio di ogni altro soldato dell'esercito, perchè tutto ciò che lo riempe non è carne, ma forza di volontà. Mi è sembrata una bellissima immagine quella di un uomo sorretto
semplicemente da una meta da raggiungere, uno scopo da compiere, ma è notevole anche quella celata sotto le spoglie di Gurdulù che, rappresentato come "lo stupido del villaggio", a me è stato da subito simpatico, perchè dimostra di saper vivere senza nemmeno il bisogno di percepirsi, ma semplicemente fondendosi con ciò che lo circonda, che sia solo la natura o l'essenza intera dell'universo, diventando nella sua mente un'utensile, una pianta o un animale.
Infine, arriviamo al mio personaggio preferito, l'unica figura femminile rilevante nel racconto: Bradamante. Sembra il nome di una strega leggendaria, di una sibilla il cui solo nominarla fa tremare tutti, ma in realtà è una soldatessa. E' un po' la Mulan di Disney, Eowyn del Signore degli anelli; un'amazzone selvaggia, una combattente segreta, forte e ribelle. Un estremo femminismo e anche una grande consapevolezza di sè dirige ogni sua schermaglia e la fa apparire agli occhi di tutti gli uomini (e soprattutto di Rambaldo) come un'incantevole apparizione sfuggente, una piuma leggera ma determinata, impossibile da acchiappare.
In poche parole, rispetto al Visconte dimezzato ho notato un salto di qualità. 
Ho apprezzato moltissimo il linguaggio immaginifico e metaforico spesso utilizzato e penso che, in queste poche pagine, sia scritto celatamente molto più di quanto appare.


VOTO: 8,5

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