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lunedì 18 agosto 2014

Lolita - Vladimir Nabokov

Lolita - Vladimir Nabokov
Pagine: 383
Edizone: Adelphi
Titolo originale: Lolita


TRAMA                    
Il professore Humbert Humbert, voce narrante del racconto, annoiato insegnante quarantenne di letteratura francese, per circostanza fortuite e inaspettate fa la conoscenza di Dolores Haze, dodicenne ribelle e maliziosamente spregiudicata che gli richiama in mente Annabelle, il suo primo amore da tredicenne e, nonostante la differenza d'età, egli perde completamente la testa per la ninfetta...


RECENSIONE                    
Lolita, un libro rivoluzionario e sconvolgente, censurato e criticato, un romanzo talmente rilevante nella linea del tempo della letteratura, da creare un nuovo termine colloquiale da far rientrare nei dizionari della conversazione. Lolita è diventato il soprannome per ragazzine avvenenti, o attirate da uomini adulti, un po' maliziose e provocanti; un termine che ha ispirato addirittura una sottocultura e uno stile d'abbigliamento giapponese. 
Dalla prima lettura, rientrava nella top list dei miei libri preferiti, ma avevo due anni in meno, così ho pensato che sarebbe stato il caso di dargli una seconda revisione, così avrei potuto capire qualcosa di più. 
Così è stato: molte cose sono celate, nascoste sotto allusioni poetiche e metafore. E' un linguaggio furbo, quello di Nabokov, che rivela solo ciò che vuole rivelare; sembra che i dettagli che vuole trasmettere stiano giocando a nascondino con noi e solo con occhio attento possiamo scovarli. 
La scrittura è quasi lirica, risonante di sentimento, oltre che di significati. 
"Questa, dunque, è la mia storia. L'ho riletta. C'è rimasto attaccato qualche brandello di midollo, e sangue, e mosche bellissime d'un verde brillante. A questa o quella delle sue svolte sento che il mio essere vischioso mi sfugge, scivola in acque troppo profonde e troppo oscure, perchè io osi sondarle."
E' Humbert, il protagonista, a parlare direttamente col lettore. Ci concede, con questo racconto, sprazzi della propria intimità, mette sotto i riflettori le sue viscere e i suoi istinti più bestiali, ci dona tutto sè stesso e si rivolge a noi, come se lui fosse sul palco e noi nella platea. Talvolta, conversa e dialoga con i "signori e signore della giuria", scusandosi per i suoi eccessi e i suoi comportamenti impulsivi e passionali, poichè in fondo, bisogna ammettere che la relazione racchiusa in questo libro è pur sempre considerata malata, morbosa e contro natura.
Tutto il tema dell'amore contenuto in queste quasi quattrocento pagine non si può, però, riassumere in solo tre parole, perchè è vasto e può essere esaminato da vari punti di vista.
Innanzitutto è unilaterale. Lolita, o Dolores, è soggetta inizialmente a una frivola e passeggera cotta da adolescente che basta a Humbert per essere completamente catturato e avvolto dalla tela del ragno. Se da una parte, infatti, vi è un amore fittizio e opportunista, dal lato opposto l'uomo ama con tutto sè stesso: ammaliato, pazzo, stregato quasi in maniera innaturale, agisce da persona totalmente incosciente e irrazionale, succube ai continui capricci della sua Ninfetta, ma anche cieco davanti al suo dolore.
Vi è poi la grande componente dell'amore carnale, del sesso, che viene messa sotto una luce parecchio negativa, perchè perde qualsiasi suo aspetto poetico e intenso, per diventare quasi un'abitudine e una routine, uno sporco mezzo con cui ottenere ciò che si vuole, una dipendenza a cui non si può rinunciare.
Oltre ad una narrazione impeccabile e ai temi che offre, anche l'intreccio è molto vario e accurato, che spinge a proseguire, soprattutto nella prima parte. Nella seconda, si nota un notevole cambiamento, perchè è quasi completamente costituita dai racconti di viaggio, stile diario di bordo, che Humbert e Lolita intraprendono, girovaghi tra staterelli dell'America e motel. E' anche la parte più angosciosa, per varie svolte che subisce la storia, e descrittiva per quanto riguarda i paesaggi e le varie ambientazioni che cambiano quasi ad ogni capitolo. Tutte le vicende sono guidate da un grande agente esterno, colui che dal narratore è stato soprannominato McFatum. Un altro tema è infatti quello del fatalismo e del destino a cui Humbert sembra aggrapparsi come ad un'ancora, per giustificare gli avvenimenti.
Infine, lo definirei talvolta disturbante, crudo, ma vivo. 
Mi mette in moto qualcosa dentro, quando lo leggo, e più volte mi sono ritrovata con la pelle d'oca per quanto forti erano i messaggi che percepivo e quanto grande la bellezza di certe parole.
"Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un breve viaggio di tre passi sul palato per andare a bussare, al terzo, contro i denti. Lo-li-ta. Era Lo, null'altro che Lo, al mattino, dritta nel suo metro e cinquantotto con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma nelle mie braccia fu sempre Lolita."
Un libro che inizia così, non può che essere un capolavoro.


VOTO: 10

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