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domenica 21 dicembre 2014

Io sono di legno - Giulia Carcasi

Io sono di legno - Giulia Carcasi
Pagine: 140
Edizione: Economica Feltrinelli


TRAMA                      
Una madre e una figlia. La figlia tiene un diario e la madre lo legge. Alla storia di anaffettività, di sentimenti negati o traditi della giovane Mia, Giulia risponde con la propria storia segnata da quell'"essere di legno" che sembra la malattia, il tormento di entrambe. E' come se madre e figlia si scrutassero da lontano, o si spiassero, immobilizzate da una troppo severa autocoscienza. Bisogna tornare indietro. E Giulia lo fa. Torna a riflettere sulla giovinezza ferita dall'egoismo e dalla prepotenza di una sorella falsamente perbenista, sul culto delle apparenze della madre e sul conforto che le viene da una giovane monaca peruviana, Sofia. Torna a rivivere i primi passi da medico, fra corsie e sale operatorie, il matrimonio con un primario, la lunga attesa di una maternità sofferta e desiderata. Più la storia di Giulia si snoda nel buio del passato, più affiorano misteri che chiedono di essere sciolti. E il legno si ammorbidisce. Ma per madre e figlia l'incontro può solo avvenire a costo di pagare il prezzo di una verità difficile, fuori da ogni finzione.


RECENSIONE                         
Avevo già letto Io sono di legno due anni fa. Mi era scivolato addosso come pioggia su un finestrino,una lettura breve e piacevole, ma che non aveva lasciato il segno. Nell'ultimo periodo, però, navigando in internet, nella home di Facebook e Tumblr, continuavo a trovare citazioni di questo romanzo, quasi qualcuno mi stesse mandando dei messaggi subliminali per spingermi a rileggerlo e riconsiderarlo. Così ho accolto l'invito, ed è vero: la Carcasi scrive delle frasi incisive, che sarebbero da ritagliare via e appendere al muro, oppure, visto che siamo nell'epoca dei social network, si possono definire degne di essere postate e rebloggate. Sono frasi universali, estendibili a più persone e situazioni che ognuno di noi almeno una volta nella vita ha vissuto.
Nel romanzo, chi le sperimenta sono Giulia e Mia, mamma e figlia.
Mia è il presente, Giulia è al contempo presente e passato.
Mia scrive un diario per sè stessa, per racchiudervi i suoi sfoghi e commenti su una madre così diversa da lei e così incomprensibile. Pagine che proprio questa mamma violerà, per leggere le parole che la figlia non le dice. 
Giulia scrive un racconto, la cui protagonista è una sè stessa del passato. Un racconto scritto per la figlia, per spiegarle che non sono poi così diverse. 
A capitoli alternati, attraverso una narrazione in prima persona, viviamo una specie di indiretto botta e risposta tra queste due donne che si studiano a distanza, che non riescono a parlarsi e si affidano all'inchiostro di una penna.
Le pagine più intense sono quelle scritte da Giulia, che essendo adulta ha più cose da dire, più esperienze da raccontare e più fantasmi da resuscitare. Fantasmi di una famiglia opprimente, di una sorella ipocrita e prepotente, di un marito chiuso e in parte incapace di amare, di un ragazzino che, invece, era capace fin troppo. Il fantasma di una suora, che è come una seconda madre, ma soprattutto il fantasma di una sè stessa adolescente che ormai non esiste più. 
Quasi tutte le storie e le personalità di questi scheletri nell'armadio sono particolari e ben caratterizzati, ma quella che mi è piaciuta di più è suor Sofia. Credo che il motivo sia perchè è l'unica di cui si scava più nel profondo e di cui arriviamo a conoscere il passato, anche se difficilmente. Bisogna essere tenaci e pazienti, continuare a voltare le pagine senza perdere la speranza, perchè Sofia sembra avere la bocca sigillata. Anche lei, trova una via d'uscita nella carta e, attraverso una lettera, ci racconterà in prima persona dell'amore perduto che ha fatto crescere in lei il bisogno di
rifugiarsi e nascondersi sotto un velo nero come la sua pelle. 
Sembra che l'autrice non voglia violare le storie altrui, raccontandole indirettamente, e trovi sempre degli espedienti per far sì che tutti parlino di sè stessi in prima persona.
La seconda lettura mi ha permesso di cogliere più dettagli che, ad un primo approccio, erano passati inosservati. Come, per esempio, una notevole somiglianza tra me e Mia: lo stesso cinismo, la stessa freddezza e anche la stessa voglia di caffelatte nell'interno coscia, particolare che mi ha fatto sospettare di essere stata spiata, o qualcosa di simile.
Mia. Un nome possessivo, un nome che si auto-appartiene. Mia che ha mille ragazzi e a nessuno dice ti amo, che non crede ai principi nè alle belle addormentate e che soffre di anaffettività, a causa di un amore vero che non si sente all'altezza di sostenere.
La scrittura è lieve e fragile, la scrittura di chi sta mettendo tutto sè stesso nelle parole. 
In generale, è un libro su cui ho pareri contrastanti: lo trovo scarno e comune dal punto di vista della trama, abbastanza profondo per quanto riguarda personaggi e riflessioni.
Credo che sia una lettura molto leggera e veloce, che può trasmettere un po' di calore e comprensione per chi è ai primi passi con le difficoltà della vita, ma non è abbastanza per chi vuole una lettura profonda ed educativa. In generale, carino ma mediocre.


VOTO: 7

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