Qui troverai ciò che vuoi:

martedì 27 ottobre 2015

Gli elisir del diavolo - E.T.A Hoffmann

Gli elisir del diavolo - E.T.A Hoffmann
Pagine: 272
Edizione: Bompiani
Titolo originale: Die Elixiere des Teufels


TRAMA                                                                                
Il romanzo è la vita di Medardus, scritta da lui stesso. I suoi genitori decaddero da un'esistenza agiata, poichè suo padre volle espiare la colpa di un peccato mortale e si recò al convento del Sacro Tiglio, ma si ammalò e morì nello stesso istante in cui nasceva Franz, o Medardus. A partire da questo momento, le avventure faustiane e dongiovannesche, rappresentazioni della catastrofe che minaccia l'individuo abbandonato dalle certezze illuministe. 


RECENSIONE                                                                       
Cosa c'è di meglio che iniziare un libro in viaggio? Iniziare in viaggio un libro estremamente coinvolgente. Rannicchiata sul sedile di un pullman, mi sono tuffata in questo romanzo del romantico Hoffmann, per fare un approfondimento per un'interrogazione, ma da mera lettura a scopi scolastici è diventata, dopo poche pagine, un piacere. Mai mi sarei aspettata una scrittura tanto accurata nei termini e nella sintassi, grazie a cui la narrazione scorre liscia, lasciando che il lettore immagini nella sua testa gli scenari perfettamente descritti. E si sa, che la natura per i Romantici, descritta bene lo deve essere per forza. All'inizio, essa è permeata da un forte sentimento di religiosità: la bellezza naturale e l'ambiente sacro e idilliaco, le piante e i fiori circondano il convento del Sacro Tiglio, luogo di nascita di Medardus, sovrastandolo e influenzandolo. Non si potrebbe mai pensare che un bambino così affascinato da un mondo puro e colorato, possa repentinamente passare all'oscurità e al male. Nel momento in cui cresce e diventa guardiano delle reliquie, Medardus cade vittima di una tentazione, che almeno una volta nella vita ognuno di noi si vede proporre e a cui è veramente

difficile resistere: la possibilità di essere migliori di ciò che si è, di elevare le proprie capacità e raggiungere il successo. Gli elisir del diavolo sono come la lampada di Aladino che può far realizzare i desideri immorali dell'animo umano. Essi hanno il potere di trasformare Medardus in uno schiavo delle passioni e dei più primitivi istinti, desideroso di lussuria e piacere carnale, capace di tutto pur di ottenere ciò che vuole. Da qui, sono introdotte le tematiche del demoniaco e dell'irrazionale, fondamentali nel filone dello Schwarzromantik, il romanticismo "nero", che influenzerà anche il grande autore dell'orrore Edgar Allan Poe.
In un intreccio di numerosissimi personaggi e ambientazioni, Medardus compie un pellegrinaggio fisico, ma anche interiore all'involontaria scoperta delle proprie radici. E' geniale come l'autore riesca a creare, in modo perfettamente studiato, delle combinazioni di personaggi apparentemente distanti fra loro, ma in realtà intimamente collegati, che sembrano essere le pedine di un disegno superiore, di cui Medardus si fa beffe. Come un Dottor Jeckyll e Mr Hide, Medardus si sdoppia fino a non riuscire più a riconoscere sè stesso e a distinguere il suo lato malvagio, folle da quello semplicemente tentato a migliorare sè stesso ed avanza sulla scacchiera tra cavalli, regine e re, incurante e consapevole del proprio potere e del fatto che"il destino domina su chi non sa sfuggirgli", ma non è egli stesso il destino?


"Ero chi sembravo, ma non sembravo chi realmente ero 
e il mio io, un enigma insolubile a me medesimo, era diviso in due dentro di me."

Nel corso della storia, sono in particolare due i personaggi splendidamente macabri che più mi hanno affascinato. La prima è Euphèmie, la donna spietata  e demoniaca per eccellenza. Ho visto in lei una rivalsa delle donne, sempre rappresentate come vulnerabili e persecutrici di valori come l'amore e la famiglia. Al contrario, Euphèmie aspira alla massima realizzazione di sè ed è disposta a tutto per ottenere ciò che vuole. Il secondo personaggio non ha nome nè volto preciso, è uno spirito maligno multiforme che si rivela a Medardus come un pittore maledetto. Non riesco a immaginarmelo, se non costantemente deformato da un ghigno maligno, che gli segna i lineamenti pronunciati. Costui è il tormento di Medardus, la personificazione della sua anima corrotta. 
In mezzo a tutta questa ricca nebulosa, spicca anche la riflessione filosofica che, prendendo avvio dal reale, si spinge ad indagare gli aspetti trascendenti della vita. 

"Quanto comunemente chiamiamo sogno e immaginazione
può invece essere la conoscenza simbolica del misterioso filo che corre attraverso tutta la nostra vita
collegandone ogni avvenimento."

Verso la fine, questi pensieri cominciano a prendere il sopravvento sui fatti, con l'effetto di rallentare notevolmente il ritmo di lettura e anche il coinvolgimento, bloccando il lettore su lunghissimi monologhi speculativi dei personaggi. Nel finale vero e proprio si verifica, però, una ripresa e si chiude un cerchio: il cerchio della vita di Medardus.
La sua fittizia autobiografia risulta, in generale, piacevole da leggere e accattivante per tutti gli aspetti immorali e peccaminosi che si incontrano pagina dopo pagina. La lussuria e la perdizione di questo Dorian Gray romantico, non possono che affascinare.


VOTO: 8

Nessun commento:

Posta un commento