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venerdì 19 febbraio 2016

La signora Dalloway - Virginia Woolf

La signora Dalloway - Virginia Woolf
Pagine: 177
Edizione: Economica Feltrinelli
Titolo originale: Mrs Dalloway


TRAMA                                                                                 
Un mercoledì di metà giugno, Clarissa Dalloway, moglie di un deputato conservatore alla Camera dei Lords, esce per comprare dei fiori per la festa che quella sera riunirà nella sua casa una variopinta galleria di personaggi. Per le strade di londra passeggia anche Septimus Warren Smith. 
Nulla sembra legare i due: Clarissa ha cinquant'anni ed è ricca, Septimus ne ha appena trenta, è povero e traumatizzato dall'esperienza feroc e violenta della guerra, in cui ha perduto ogni pace. Eppure i due, senza mai incontrarsi, semplicemente sfiorando gli stessi luoghi comunicano. 


RECENSIONE                                                                                                                    
Virginia Woolf è un mostro sacro della letteratura inglese, una delle prime donne ad aver rotto tutte le convenzioni letterarie del romanzo borghese, con i suoi personaggi perfettamente riscontrabili nella realtà, le tematiche in serie e i fatti raccontati in un preciso ordine cronologico. In un grande momento di snodo della storia, il Novecento, lei afferma che l'accento va spostato dai fatti e va messo sull'animo degli uomini, l'interiorità, il pensiero; afferma che non esiste materiale più adatto di altri, uno stile più appropriato: l'importante è abbracciare il tutto, l'insieme di io e mondo. 
Il suo romanzo Mrs Dalloway è un ricco calderone che contiene tutti gli elementi più significativi della sua poetica: il flusso di coscienza e il monologo interiore, la molteplicità dei punti di vista, la rottura del concetto di tempo convenzionale a favore di una sua dimensione pienamente mentale. 
La narrazione è come un vento che sorvola Londra e osserva dall'alto la vita dei cittadini, dipingendoli prima dall'esterno per poi infiltrarsi nei loro corpi fatti di viscere e mente ed uscire subito dopo, con il fardello dei loro pensieri da spargere per il mondo. E' come se il lettore, nuotando in un ruscello, si trovasse travolto da una corrente di parole e ad ogni insenatura del flusso incontrasse un personaggio, che lo salva per un attimo, quanto basta per raccontargli la sua storia, e lo ributta dentro subito dopo. La trama si costituisce di due o tre avvenimenti al massimo, tutto il resto è composto dalla lotta tra i punti di vista opposti di qualsiasi personaggio la Woolf concepisca nella sua immaginazione. Tutti sono tra loro legati da un'intima affinità, così che anche nel fluire dei pensieri e nel cozzare delle loro prospettive opposte, non si perda mai il filo conduttore e ogni cosa risulti sempre legittima e al posto giusto. Lo spazio che viene dato all'esposizione di ogni prospettiva plausibile, fa sì che la caratterizzazione dei personaggi sia perfetta: di ognuno viene fatto un ritratto completo e a tutto tondo. La stessa signora Dalloway, colonna portante attorno a cui ruota il romanzo, è rappresentata in tutta la sua essenza che, come è solito dell'animo umano, risulta in sè divisa e contradditoria: per un verso essa è rappresentata come portatrice della luce, che sacrifica tutta sè stessa per organizzare i suoi parties e far sì che i suoi conoscenti possano vivere, almeno per una notte, un momento di felicità da ricordare. D'altro canto, alcune tra le persone che la conoscono meglio la descrivono come una snob, che si è persa nell'ombra del marito e della società borghese inglese in cui vive. 
"Come un'ondina vestiva di verde e argento, coi pendenti alle orecchie.
Pareva danzare sulle onde, intrecciando le lunghe ciocche; la sua sciarpa si impigliava nel vestito
di un'altra signora, ella si volgeva ridendo, disfaceva l'intrico, tutto con perfetta grazia,
come una creatura fluttuante nel proprio elemento.
Ma gli anni l'avevano sfiorata; così un'ondina, in una limpida serata sul mare, vede riflettersi
nel suo specchio il sole morente."
Nel perfetto mondo di Clarissa Dalloway, Virginia Woolf, che nella vita fu toccata e sconvolta emotivamente dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, inserisce la vicenda parallela di Septimus Warren Smith, un reduce di guerra traumatizzato e irrevocabilmente compromesso dall'esperienza. Egli è l'oscurità e la morte, il dolore senza via d'uscita: un elemento all'apparenza dissonante nel quadro d'ipocrita felicità quotidiana, ma in realtà fondamentale. La presenza di questa macchia buia serve a far sì che il romanzo diventi un ritratto della vita: mentre i borghesi si sollazzano nelle loro ricchezze e nei loro effimeri godimenti, mentre ridono e ballano ad una festa, nello stesso posto e allo stesso momento qualcun altro sta vivendo un momento di estrema sofferenza. Ma questa è la vita: l'oscurità nell'esistenza di uno, può coesistere con il culmine della gioia nell'esistenza di un altro. Il quadro generale risulta estremamente pessimistico, dominato da una inconsapevole ma spaventosa indifferenza per la tragedia altrui.
Il finale sembra una chiusura affrettata, ma a seguito di un'adeguata riflessione risulta un perfetto riassunto di tutta l'opera: la protagonista non appare alla fine del romanzo, ma la scena viene lasciata a disposizione di due personaggi di rilevante importanza nel passato della donna, che attraverso un fitto dialogo esternano la propria visione del mondo e dimostrano come il microcosmo in cui viviamo sia una nostra costruzione mentale in cui non vi è distinzione tra passato, presente e futuro e che anche l'assenza di una persona può invece essere presenza nell'animo di un'altra. 
E' straordinario come, in un minuscolo romanzo di solo un centinaio di pagine, possa esserci la vita. Una vita polifonica e multiforme, completa, rappresentata in tutta la sua essenza contrastante fatta di negatività e positività, luci e ombre.


VOTO: 9/10

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