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mercoledì 21 dicembre 2016

Il sistema periodico - Primo Levi

Il sistema periodico - Primo Levi
Pagine: 238
Edizione: Einaudi 


TRAMA                                                                                 
Azoto, carbonio, idrogeno, oro, arsenico...Sono ventuno gli elementi chimici che danno il titolo ai racconti di questo libro, e ventuno i capitoli di un'autobiografia che per affinità e accostamenti corre sul filo di una storia personale e collettiva, affondando le radici nell'oscura qualità della materia, raccontando le storia di un mestiere "che è poi un caso particolare, una versione più strenua del mestiere di vivere". 
Un De rerum natura metafora dell'esistenza, in cui emergono, nel volgersi del racconto, stranezze, fallimenti e riuscite. 



RECENSIONE                                                                          
Quello che si presenta in questo libro è un Primo Levi diverso da quello che tutti conoscono: l'autore di Se questo è un uomo. Il sistema periodico è stato scritto dopo, ma inizia narrando di anni prima: i primi studi, gli anni universitari, gli anni della laurea, il primo impiego in una miniera. A questo punto della storia comincia ad aleggiare un'appena accennata nube nera che preannuncia la tragedia imminente e si arriva poi, infatti, a un episodio che si svolge nel Lager. Si può notare però come la volontà di testimonianza asciutta e documentaria di Se questo è un uomo venga a mancare: l'autore afferma che tutto quello che lui è stato in quel periodo e tutto quello che ha vissuto è già stato scritto e non ha intenzione di ripeterlo. Racconta l'episodio come un'avventura vissuta con un amico, senza concentrarsi eccessivamente sul contesto pieno di orrore e morte. Prosegue poi raccontando episodi della vita dopo l'orrore, con un'inaspettata positività data dalla gioia dell'innamoramento, la passione per la ricerca sul lavoro. Queste cose servono all'uomo come mezzo per superare l'annientamento e riacquistare la propria umanità inserita nel contesto sociale. Il primo capitolo, con cui il libro si apre, compie un passo indietro molto più ampio degli altri, che scava nelle profondità delle origini e delle radici: il primo capitolo si intitola Argon, un gas nobile e inerte, inerte come gli antenati ebrei di Levi. Questo primo capitolo è un breve ma arduo ostacolo da superare, la sua lettura è veramente pesante, perchè l'autore vi passa in rassegna i termini ebraici ormai fuori uso, ne
analizza le radici semantiche e ne spiega l'uso. Superato questo, la narrazione si fa più sciolta e piacevole.
Alla testimonianza asciutta e senza abbellimenti si sostituisce una prosa arricchita di metafore, di riferimenti letterari. La scrittura stessa diventa quella che più si addice ad un romanzo con la R maiuscola, mentre in Se questo è un uomo il lessico è semplice ed essenziale come quello di un documentario. L'espediente stesso che Levi utilizza come pretesto narrativo è tipicamente letterario: ogni capitolo ha il nome di un elemento della tavola periodica che viene, per associazione di pensiero combinato con un episodio biografico.
Dopo aver letto così tanto sulla sua vita e aver capito quanto la conoscenza della propria vita sia servita a Levi per metabolizzare il trauma e superarlo, se mi fermo a riflettere, penso a quando sia incredibile il fatto che egli dopo una simile esperienza sia riuscito a continuare a vivere intessendo rapporti, ma soprattutto contribuendo alla crescita della letteratura, che significa aver superato l'annientamento della comunicazione tra gli uomini messo in atto dal Lager. 


"Siamo chimici, cioè cacciatori: nostre sono le due esperienze della vita adulta di cui parlava Pavese, il successo e l'insuccesso, uccidere la balena bianca o sfasciare la nave;
non ci si deve arrendere alla materia incomprensibile,
non ci si deve sedere. 
Siamo qui per questo, per sbagliare e correggerci, per incassare colpi e renderli.
Non ci si deve mai sentire disarmati: la natura è immensa e complessa, ma non è impermeabile all'intelligenza; devi girarle intorno, pungere, sondare, cercare il varco o fartelo."


VOTO                                 

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