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sabato 10 dicembre 2016

La figlia del capitano - Aleksandr Pushkin

La figlia del capitano - Aleksandr Pushkin
Pagine: 143
Edizione: Mondadori
Titolo originale: Kapitanskaja doc'ka


TRAMA                                                                                  

La figlia del capitano narra le avventure del giovane alfiere Petr Grinev che, accompagnato dal precettore, intraprende il viaggio per raggiungere la lontana fortezza cui è stato destinato. Facendo sosta alla fortezza di Orenburg, Petr si innamora della timida Masa, figlia del capitano della fortezza. Sullo sfondo, la rivolta cosacca del ribelle Pugacev.


RECENSIONE                                                                            

La figlia del capitano è un librettino di circa 150 pagine su cui mi sono arrovellata a lungo. Narra la vicenda di Pёtr Grinёv, il giovane protagonista che lascia la casa dei genitori ed intraprende un viaggio nel corso del quale compie numerose avventure, a partire dal momento in cui la sua sorte si intreccia alla rivolta di Pugacev. La cornice è quindi, palesemente, quella di un romanzo di formazione, che si intreccia poi con il genere del romanzo storico basato su fatti reali, che da voce a tematiche sociali. 
Se avessi dovuto dare un giudizio su questo libro, affidandomi all'impulso, subito dopo aver finito di leggerlo lo avrei definito una commediola, in cui i protagonisti si comportano in modo insensato, seguendo logiche esagerate e grottesche. Le sorti dei protagonisti della vicenda sono infatti altalenanti tra momenti di stragi e dolore infinito e altri di estrema (irreale) fortuna e coincidenze fuori dall'ordinario. L'assurdità di ogni avvenimento è il tratto distintivo e più ricorrente del romanzo, che si svolge quindi in un'atmosfera tragicomica decisamente marcata. Se dovessi affidarmi esclusivamente a questo giudizio, la valutazione finale del romanzo non sarebbe positiva. Nonostante gli insegnamenti del vecchio Coleridge a compiere sempre la willing suspension of disbelief per immedesimarsi pienamente nei mondi letterari, per quanto assurdi essi siano, quasi mai riesco ad apprezzare il surreale e tanto meno ad immedesimarmi in esso.
È anche vero che ogni storia, dopo esser stata letta con attenzione, merita un periodo di sedimentazione nella mente del lettore, merita che le venga dato tempo per un'analisi che prenda in considerazione più prospettive. In questo caso, ho valutato che la  mia interpretazione a posteriori avrebbe dovuto considerare il libro nella sua interezza, ovvero inserito in un contesto storico preciso e decisamente rilevante anche nella storia fittizia. Pushkin decide di ambientare la sua storia un periodo storico movimentato, ricco di azioni insensate che prendono avvio da istintuali e viscerali ambizioni di megalomania dei loro autori e che portano a conseguenze sanguinose e violente. Ho interpretato l'approccio dell'autore a questo tipo di contesto come una volontà di narrare una storia dai tratti così estremi portandola ancor più all'eccesso, fino a crearne una specie di parodia. Dietro a questa, si nascondono però tematiche di una certa profondità: la necessità di adottare una soluzione ai problemi del tempo che non comporti nè violenza nè quel tipo di giustizia che presuppone uno squilibrio tra il potere e il popolo e
di venire a creare un rapporto diverso tra gli individui, basato sulla clemenza. Ciò viene rappresentato attraverso la significativa scena in cui Maria Ivanovna, semplice e povera figlia del capitano, riesce ad avere un disinvolto colloquio con la zarina Caterina. Attraverso un procedimento letterario, la zarina è rappresentata come una vecchietta al parco con il suo cagnolino, che utilizza un linguaggio famigliare; la sua figura è quindi "abbassata" e portata ad un livello di parità con la ragazza. 
Il testo rende anche evidente come i personaggi non siano semplici spettatori della storia, bensì immersi in essa: la Grande storia entra in rapporto con la Piccola storia - la vita concreta delle persone - e scrivendo questo, Pushkin vuole invitare le grandi personalità del suo tempo a non dimenticarsi del popolo e del suo destino. 

VOTO:


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